“Nessuno oggi è solo una cosa. Nessuno può negare la tenace continuità di lunghe tradizioni, lingue nazionali e geografie culturali. Ma continuare a insistere sulla loro separazione e diversità sembra non avere altri motivi che la paura e il pregiudizio.” (Yinka Shonibare)
La sfilata della collezione Primavera/Estate 2017 di Antonio Marras è introdotta da questo messaggio di grande speranza e unione.
Intervistato dietro le quinte dello show, lo stilista sardo ci racconta che mai come oggi ha sentito la necessità di far sfilare donne e uomini insieme, con capi realizzati utilizzando i medesimi materiali poiché tutti facciamo parte di un unico universo, all’interno di un solo progetto.
Marras trae ispirazione guardando al Mali post-indipendenza, un Paese che ha festeggiato a suon di rock’n’roll la liberazione dall’oppressione e che il fotografo Malick Sidibè ha immortalato attraverso scatti che ritraevano i giovani dell’epoca, vestiti e pettinati all’occidentale per andare a ballare nei locali e nelle sale da ballo della capitale Bamako.
Durante lo show Marras ha voluto far esibire dei ballerini di colore per mostrare come discipline diverse quali la moda, la danza e la fotografia siano in grado di dialogare insieme fino a diventare veri e propri strumenti per abbattere ostacoli e confini.
In passerella il richiamo è agli anni Cinquanta rivisitati e riletti attraverso la commistione di altri stili, con il ricorso a volumi importanti come nelle spalle over di giacche avvitate o nelle ampie gomme, le rouches, i drappeggi e anche le linee scivolate, fluide e poi ondulate degli abiti.
I tessuti utilizzati sono particolari e spaziano dal cotone sangallo bianco al jeans lavato e poi ricamato, unendo una vasta gamma di stampe, colori e incrostazioni che si combinano insieme per dar forma a un’Africa che va ben oltre gli stereotipi e vuole toccare corde molto più intime, molto più discrete.
Uomini e donne indossano i medesimi tessuti, in linea con un ideale di ibridismo capace di abbracciare, fondere e sovrapporre elementi che provengono da mondi e culture differenti. La palette cromatica va dal sabbia ai toni più polverosi e desertici, illuminati solamente da alcuni tocchi di colore. Nel progetto di Antonio Marras la moda è così in grado di farsi linguaggio universale, strumento di comunicazione che abbatte ogni tipo di confine.
Photo: Armando Melocchi