Immergersi per un’intera settimana nell’eclettico mood di Art Basel a Miami Beach è un’ottima occasione per allenare la creatività, ovvero una delle potenzialità più funzionali nella ricerca della felicità.
La creatività infatti, espressa a livello esistenziale, è quel potere personale da allenare quotidianamente con azioni gratificanti e scelte positive.
In un momento in cui nel campo della moda si percepiscono le fatiche estenuanti dei tour de force dietro le quinte delle sfilate e dove i designer più affermati producono a getto continuo le novità stagionali, entrare in contatto con gli artisti internazionali e i loro galleristi permette di avvicinare un contesto scevro da scadenze imminenti e da ansie da prestazione.
Che i pittori e gli scultori abbiano ritmi meno complicati degli stilisti è comprensibile, che i galleristi siano più accomodanti dei proprietari degli show-room pure, fatto sta che investigando nel più libero processo creativo dietro alla realizzazione di una tela o di una scultura, una domanda viene spontanea: come si fa a far nascere l’ennesima collezione di abiti e di accessori di successo ogni 6-8 settimane esprimendo al massimo il potenziale creativo?
La risposta potrebbe risiedere nel fatto che la moda non essendo arte in quanto non si ammira solo nei musei, deve rispettare le regole del gioco commerciale ed essendo appannaggio di una più grande comunitá organizzata vanno rispettate le continue richieste del mercato. Tutti i giorni infatti, attraverso gli abiti che indossiamo, esprimiamo la nostra identità e anche se non abbiamo bisogno dell’ennesimo paio di scarpe o della milionesima borsa nuova, riusciamo ad inventarci una buona ragione per acquistare l’ultimo accessorio che ci fará sognare. Siamo educati ad acquistare.
Se fossimo invece orientati ad essere creativi in tutti i campi della nostra vita, oltre ad amare noi stessi così come siamo, avremmo un occhio di riguardo per l’artista che è racchiuso nei nostri cuori e che non vede l’ora di liberare la sua creatività senza spendere una fortuna.
È chiaro che questa è solo una riflessione, la moda stessa è una fonte di ispirazione continua ma, effettivamente, sembra che spendere in vestiti abbia soppiantato l’idea di investire altrettante risorse in arte e cultura.
E così, gli stilisti che vorrebbero avere il tempo di sognare insieme a noi, si ritrovano spesso incastrati in una catena di montaggio capace di annientare tutte le attivitá di ricerca, come anche l’esplorazione di nuove possibilità di azione. Ecco dunque una seconda domanda: come si può allenare realmente la creatività nel campo della moda se tutto viene scandito dai drastici calendari delle collezioni?
Qui la risposta si può leggere travparole di Susanne Vielmetter gallerista di Los Angeles che durante una delle Conversations con Nicole Eisenman artista e vincitrice del MacArthur “Genius Grant” 2015 da lei rappresentata, ha chiaramente sottolineato: “La creatività si materializza dove non c’è stress, spesso in un ambiente accogliente, dove la tolleranza, l’autonomia e il cameratismo la fanno da padroni. La qualità a quel punto non è nell’oggetto ma nella persona che l’ha creato.”
Vi lascio con una terza ed ultima domanda: secondo voi da 1 a 10 la creatività quanto può essere disciplinata?