Bentornati nel “Retail che vorrei” dedicato all’avanguardia di Dover Street Market Londra.
Durante la mia ultima visita, effettuata nel pieno della Fashion week inglese, ho potuto constatare quanto il mix calibrato fra un lavoro di squadra efficace e un display audace e lungimirante, facciano la differenza nel mondo del Retail dei beni di lusso.
Mentre salgo ai piani superiori mi accorgo che la boutique si è riempita di compratori in cerca di soddisfazioni mattutine degne di fashion week inoltrata. Il più gettonati sono i cappotti di Celine, ma anche le borse non scherzano, a seguire i vestiti di Erdem e le camicie di Thom Browne. Passando davanti al display diComme des Garcons Women si capisce presto che il talentuoso visual merchandiser è attento ai dettagli, Kawakubo docet. Cromaticamente parlando, tutto è sapientemente bilanciato, persino il nero assoluto brilla di luce propria e non si incupisce neanche di fronte alle sgargianti paillettes colorate degli abiti sui due manichini di biondo dipinti. L’audacia qui la fa da padrona e manco a dirlo, lo spirito oltre che il corpo, ci guadagnano.
Mentre provo le decollete rosse dei miei sogni, la responsabile vendite, chatta al cellulare con una cliente abituale e senza dimenticarsi di me, contemporaneamente parla pure col magazzino per sapere se lo stivale alto di Alaia è arrivato. In due minuti la signora se lo aggiudica via mail per 1100 pounds, direttamente dallo scatolone a Mayfair con consegna a domicilio, dicasi servizio al cliente espresso, dicasi fondamentale per sopravvivere alla concorrenza e alla crisi.
Inutile dirvi che il mio cuore l’ho lasciato nel giubottino di velluto di cui sopra firmato Junya Watanabe, altro nome iconico legato a DSM. Stavolta la mia taglia l’ho concessa a una cliente russa di passaggio, tanto so che mi rifarò direttamente a Tokio nella sede di Dover Street Market Ginza aperta all’inizio di quest’anno, dove conto di approdare a breve in avanscoperta. Ma la crescita di DSM non si ferma al sol levante è prevista infatti anche l’apertura di New York entro il 2013, confermando un modello vincente di wholesale che in otto anni è cresciuto e si è trasformato in retail che a sua volta si è evoluto e promette di espandersi globalmente senza frontiere.
Questo è il retail che vorrei, un luogo dove poter far viaggiare la mente alla scoperta di nuove culture e di lifestyle innovativi, verso il miglioramento non solo del nostro senso estetico ma anche del rapporto con noi stessi e con il mondo smisurato che ci circonda.
